Eccoci nell’antica Roma di Ovidio per narrare il mito di Mirra, presente nelle “Metamorfosi” di Ovidio, libro X.
Promessa sposa di Pireo, fu presa d’amore per il padre Ciniro, re di Cipro. Da lui ignaro, fu ingravidata. Quando il re scoprì con chi aveva giaciuto, estrasse la spada per uccidere sua figlia. Mirra fuggì e vagò disperata finché, poco prima del parto, le Naiadi ebbero pietà di lei e la trasformarono in un albero. Questo stilla la profumata sostanza che da lei prende il nome, appunta la mirra. L’immagine finale del dramma rappresenta in qualche modo la creatura sofferente che va incontro velocemente al suo destino. L’albero cresce e avvolge il ventre gravido. Copre il petto ed è sul punto di coprire il collo.
Il mito di Mirra
Mirra non sopporta l’attesa e si cala incontro al legno che sale. E affonda il volto nella corteccia. Insieme al corpo aveva perso la sensibilità. Piange. Sono tiepide gocce odorose che provengono dall’albero. Ed una grande pena fa immaginare lo strazio di Mirra-albero che custodisce in sé la creatura che vuole nascere. Un magico parto che si compie per pietà divina e consente alla corteccia di creparsi. Da qui, scivola fuori il frutto dell’incesto, la creatura che poi diverrà Adone. E’ il bello tra i belli, colui che fa innamorare di sé persino Venere. Nasce fendendo l’albero, attraverso la corteccia squarciata. Il bambino vagisce: dopo averlo posato sul morbido prato le Naiadi lo unsero con le lacrime della madre.
Anche Vittorio Alfieri…
Anche Vittorio Alfieri ha rappresentato nella sua “Mirra” il dramma interiore della protagonista e dell’amore incestuoso che sperimenta nei confronti del padre. La giovane non vuole appagare questo desiderio. Bensì vuole liberarsi dall’orrore di doverlo subire. Da quel tronco che Ovidio ben rappresenta, a metamorfosi già avvenuta, nascerà Adone, uno degli umani più belli nati. Probabilmente ciò va visto come un simbolo. Si tratta di curare e guarire da una vicenda dolorosa. Infatti, nel mito di Mirra si affronta il tabù dell’incesto. Troviamo una descrizione che esce fuori dai limiti, se ne vuole quasi fuggire. Ma è raccontato l’individuo che è per natura un essere che eccede, va oltre. E appunto è caratteristica tipica dell’umanità quella di andare oltre e che differenzia gli individui dagli altri animali.