Luca Marignoni è protagonista di un nuovo progetto promosso da KROMYA Art Gallery. Dopo la personale Lo stesso cielo, ogni notte, allestita a Verona nel 2023, e la partecipazione ad Arte Fiera Bologna con uno stand monografico, la Galleria presenta nella sede di Lugano, dal 12 marzo al 29 aprile 2024, la prima personale svizzera dell’artista, intitolata Il cielo mira.
Luca Marignoni un protagonista dell’arte totale?
Definita da Luca Massimo Barbero come “poetica del limite”, la ricerca di Luca Marignoni ha un approccio in cui meditazione e contemplazione giocano un ruolo centrale. L’artista riflette su quale sia l’orizzonte fra il visibile e l’invisibile. Tutto per immaginare un luogo: “altro”, in cui la mente possa essere libera di espandersi, senza conoscere barriere, comprese quelle della materia stessa. Un processo che si svela e si rivela tramite un minuzioso lavoro scultoreo di sottrazione. Un lavoro che dà vita a forme tali da non richiamare nessun nome specifico e da non suggerire un solo oggetto. “Le forme si offrono come un campo aperto di potenziale significato. Come se con il togliere la materia arrivassi ad una forma che genera la spinta verso un essere riconosciuto, che poi si ferma lì e non arriva mai ad accettare di essere un racconto solo”, così spiega l’artista.
La sfumatura del suo cielo
Il cielo mira rappresenta un ulteriore sviluppo rispetto alla mostra precedente, Lo stesso cielo, ogni notte. Se quest’ultima evoca l’idea che, fissando un punto nel firmamento, apparentemente vuoto o statico, volta dopo volta questo cominci a rivelarsi, Il cielo mira offre una riflessione sull’entrare in relazione con un oggetto. La mostra prende il titolo da un’iscrizione sul soffitto del santuario di San Romedio, in Val di Non. “È una frase molto potente, mi ricordo che leggendola è uscito Guarda il cielo, ma mentre formulavo il pensiero è diventata Il cielo ti guarda“.
Luca Marignoni e la visione
“Con i miei occhi su quel soffitto mi colpiva come si esiste in proporzione a quanto si è visti, dal momento in cui ti relazioni con qualche cosa c’è un rovesciamento. Allo stesso modo le icone diventano soglia dove l’umano incontra il divino e si divinizza, al contrario il divino incontra l’umano e si umanizza, insomma, il tema dell’icona credo sia strettamente legato con l’osservare e il venire in relazione con l’oggetto osservato”, racconta l’artista nelle pagine del catalogo della mostra, in conversazione con Luca Massimo Barbero.
Si scrive di lui
Così scrive Barbero: “Ogni ciclo di opere rivisita e riattraversa questo orizzonte tra il visibile e l’invisibile e offre una visione che ci porta proprio al margine del finito. Ci chiama al limite del piano visibilmente intelligibile e noi, su questa linea, oscilliamo oltre il confine verso l’infinito”.