Le età dell’amore

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Andiamo a ripercorrere le età dell’amore, dall’adolescenza all’età matura, attraverso versi di scrittori illustri, canzoni e film, raccontando la felicità, i tradimenti e i nuovi adulti. “Le età dell’amore” è il titolo dato in Italia a “Cedar Cove” di Debbie Macomber. Ma queste parole sembrano le più adatte a seguire la nascita e l’evolversi del sentimento d’amore fra due persone. Questo che segue riprende in parte una rappresentazione realizzata da alcuni membri dell’Associazione Culturale Noitrè.

Amore all’asilo

Ripercorriamo le età dell’amore. A parlar d’amore si inizia all’asilo, per proseguire alle elementari:

“Christian è fidanzato con Natasha”. ‘Che teneri!’ sorride la maestra, mentre Christian tira un pugno a Kevin che sghignazza. E Natasha grida “Brutte cretine, voi siete fidanzate con Pierfabrizio” a Nicole e Deborah che la burlano, iniziando così una lunga brillante carriera di pettegole impiccione.

E’ dal 1980 che chiamiamo l’adolescenza ‘Il tempo delle mele’, come Claude Pinoteau ha definito nei suoi film i felici e pur problematici 13 anni di Vic, interpretata dalla deliziosa Sophie Marceau,

https://www.youtube.com/watch?v=XNwC_sVmhSE (Il tempo delle Mele, 1980)

Poi, dapprima inavvertito, rapidamente il tessuto sociale è mutato. Sfumato il sorriso di Sophie Marceau, ora bella placida signora, altre immagini caratterizzano l’adolescenza dei nostri ragazzini. Siamo arrivati ad altre immagini che sembrano caratterizzare l’adolescenza dei ragazzini e che possono rivelare l’attualità dei giorni nostri.

Coppie giovani

Amor vincit omnia”. Si formano così le prime coppie di giovanissimi. A volte durano un mese, a volte a lungo, molto a lungo.

Il primo amore, il cuore che batte forte, le prime esperienze con l’altro, fino a scegliersi per diventare una coppia. Attraversati da grandi passioni. I ragazzi insieme sperimentano il quotidiano. Pur pervasi dalle illusioni tipiche dell’età, i due giovani devono progettare e costruire l’identità di coppia per affrontare positivamente i cambiamenti. Altrimenti si cede alla prima crisi e il legame si rompe. O, peggio, si rimane intrappolati in una relazione caratterizzata dalla violenza, una devianza del rapporto. Certe dinamiche aggressive infatti possono aver inizio sin dai primi innamoramenti! Caratterizzate da un alto livello di distruttività e aggressività, queste coppie non hanno gli strumenti per comprendere che certi atteggiamenti non possono considerarsi “normali” e che il possesso e la gelosia morbosa non vanno confusi con l’amore. Inoltre, una considerazione importante è che certe forme di aggressione e violenza possono lasciare segni indelebili nella psiche, aumentando il rischio di improntare alla vittimizzazione le successive relazioni adulte.

https://www.youtube.com/watch?v=tyU-0f4X6C0 (Ermal Meta, Amara terra mia, 2017)

E’ pur vero che il primo amore rimane immutato.

I ragazzi che si amano

I ragazzi che si amano si baciano in piedi
contro le porte della notte
e i passanti che passano li segnano a dito.
Ma i ragazzi che si amano
non ci sono per nessuno
ed è la loro ombra soltanto
che trema nella notte,
stimolando la rabbia dei passanti,
la loro rabbia il loro disprezzo le risa la loro invidia.
I ragazzi che si amano non sono lì per nessuno
Essi sono altrove, molto più lontano della notte
molto più in alto del giorno
nell’abbagliante splendore
del loro primo amore

(Jacques Prévert )

Gli adulti

Da adulti l’amore è diverso che nelle altre età della vita. E’ un amore che può essere più razionale.

Ci può essere la paura di innamorarsi. Tipica degli adulti anche per esperienze negative e il timore che possano verificarsi nuovamente. Questo rischio c’è. Ma può essere corso. Perché si arriva alla felicità e al benessere.

L’amore, sempre eguale pur se diversissimo, fa girare il mondo. L’amore che fa di due creature un ‘noi’, l’amore forte, adulto.

Se saprai starmi vicino

Se saprai starmi vicino,
e potremo essere diversi,
se il sole illuminerà entrambi
senza che le nostre ombre si sovrappongano,
se riusciremo ad essere “noi” in mezzo al mondo
e insieme al mondo, piangere, ridere, vivere.

Se ogni giorno sarà scoprire quello che siamo
e non il ricordo di come eravamo,
se sapremo darci l’un l’altro
senza sapere chi sarà il primo e chi l’ultimo
se il tuo corpo canterà con il mio perché insieme è gioia…

Allora sarà amore
e non sarà stato vano aspettarsi tanto.

(Pablo Neruda)

Matrimonio o convivenza, Unioni civili

Si forma la famiglia, ma presto l’amore sembra stemperarsi in cento problemi quotidiani.

Fino a pochi anni fa, quasi sempre si accettava il modello proposto da usi e costumi, e caldeggiato soprattutto dalle religioni, con la netta divisione dei ruoli: lui, il capo di casa comandava; lei, regina della casa, obbediva, paga di poter scegliere fra riso e pasta, fra frittata e spezzatino, tra il detersivo panni di una marca o l’altra. E si andava avanti…felici e contenti??? Poi rapidamente, rapidissimamente, nel mondo dell’amore adulto, nel mondo della coppia, tutto cambia. La scuola, l’università magari, aprono squarci sempre più larghi dinnanzi agli occhi muliebri.

Tu non sei i tuoi anni

(attribuita a Ernest Hemingway)

Tu non sei i tuoi anni,
né la taglia che indossi,
non sei il tuo peso
o il colore dei tuoi capelli.
Non sei il tuo nome,…
o le fossette sulle tue guance,
sei tutti i libri che hai letto,
e tutte le parole che dici
sei la tua voce assonnata al mattino
e i sorrisi che provi a nascondere,
sei la dolcezza della tua risata
e ogni lacrima versata,
sei le canzoni urlate così forte,
quando sapevi di esser tutta sola,
sei anche i posti in cui sei stata
e il solo che davvero chiami casa,
sei tutto ciò in cui credi,
e le persone a cui vuoi bene,
sei le fotografie nella tua camera
e il futuro che dipingi.
Sei fatta di così tanta bellezza
ma forse tutto ciò ti sfugge
da quando hai deciso di esser
tutto quello che non sei.

Ora sono in due a cercare di affermarsi individualmente, di far carriera, a tutto discapito della vita della coppia. Uno dei due, quasi sempre la donna, però ripete: “Non ci sei mai.” E’ una richiesta d’amore, spessissimo inascoltata.

Un detto recita: ‘il matrimonio è la tomba dell’amore’. E lo è davvero, se per quieto vivere si accetta l’infelicità.

Vorrei che tu venissi da me in una sera d’inverno (Dino Buzzati)

LUI

Vorrei che tu venissi da me in una sera d’inverno e, stretti insieme dietro i vetri, guardando la solitudine delle strade buie e gelate, ricordassimo gli inverni delle favole, dove si visse insieme senza saperlo.
Per gli stessi sentieri fatati passammo infatti tu ed io, con passi timidi, insieme andammo attraverso le foreste piene di lupi, e i medesimi genii ci spiavano dai ciuffi di muschio sospesi alle torri, tra svolazzare di corvi. Insieme, senza saperlo, di là forse guardammo entrambi verso la vita misteriosa, che ci aspettava. Ivi palpitarono in noi per la prima volta pazzi e teneri desideri. “Ti ricordi?” ci diremo l’un l’altro, stringendoci dolcemente, nella calda stanza, e tu mi sorriderai fiduciosa mentre fuori daran tetro suono le lamiere scosse dal vento.

LEI

Vorrei con te passeggiare, un giorno di primavera, col cielo di color grigio e ancora qualche vecchia foglia dell’anno prima trascinata per le strade dal vento, nei quartieri della periferia; e che fosse domenica. In tali contrade sorgono spesso pensieri malinconici e grandi, e in date ore vaga la poesia congiungendo i cuori di quelli che si vogliono bene. Ci terremo semplicemente per mano e andremo con passo leggero, dicendo cose insensate, stupide e care. Fino a che si accenderanno i lampioni e dai casamenti squallidi usciranno le storie sinistre delle città, le avventure, i vagheggiati romanzi. E allora noi taceremo, sempre tenendoci per mano, poiché le anime si parleranno senza parola.

LUI

Vorrei anche andare con te d’estate in una valle solitaria, continuamente ridendo per le cose più semplici, ad esplorare i segreti dei boschi, delle strade bianche, di certe case abbandonate. E strappare i fiori dei prati e qui, distesi sull’erba, nel silenzio del sole, contemplare gli abissi del cielo e le bianche nuvolette che passano e le cime delle montagne.

LEI

Tu diresti “Che bello!”. Niente altro diresti perché noi saremmo felici; avendo il nostro corpo perduto il peso degli anni, le anime divenute fresche, come se fossero nate. Vorrei pure – lasciami dire – vorrei con te sottobraccio attraversare le grandi vie della città in un tramonto di novembre, quando il cielo è di puro cristallo. Quando memorie di età beate e nuovi presagi passano sopra la terra, lasciando dietro di sé una specie di musica.

LUI

Sia quel che sia, noi staremo insieme in qualche modo, e troveremo la gioia. Non importa se di giorno o di notte, d’estate o d’autunno, in un paese sconosciuto, in una casa disadorna, in una squallida locanda. Mi basterà averti vicina. Io non starò qui ad ascoltare – ti prometto – gli scricchiolii misteriosi del tetto, né guarderò le nubi, né darò retta alle musiche o al vento. Rinuncerò a queste cose inutili, che pure io amo. Avrò pazienza se non capirai ciò che ti dico, se parlerai di fatti a me strani, se ti lamenterai dei vestiti vecchi e dei soldi. Non ci saranno la cosiddetta poesia, le comuni speranze, le mestizie così amiche all’amore. Ma io ti avrò vicina. 

Ma l’amore finisce. Ci si lascia.

Cosa nuoce all’amore di coppia?

Tensioni, stress e mancanza di tempo. Tutti fattori che possono nuocere gravemente alla relazione amorosa causando tensioni, litigi e alla lunga distanze eccessive. Trovare un equilibrio è spesso difficile e complicato. La donna può lamentarsi: “Non ci sei mai”, ma è solo la punta del disagio vissuto. La parità tra i sessi, o almeno la condizione delle donne trasformata, nel senso che lavorano, fanno carriera, esattamente come gli uomini, pone la situazione inversa, con i suoi conflitti. La donna in carriera e l’uomo in pantofole, può generare sofferenza nell’uomo. Parola d’ordine: comunicare, come pure saper ascoltare, cioè poter parlare liberamente; dedicarsi ad attività alternative con il partner che scaccino la tentazione di dedicarsi al lavoro anche fuori dall’ufficio.

Tradimenti o infelicità accettata?

Il tradimento è uno degli eventi critici che richiede una riorganizzazione delle modalità di funzionamento della coppia, il cui legame nasce e si fonda sulla fiducia reciproca. Parliamo, qui, del tradimento nella coppia. Perché esistono anche altri tipi, come una persona a cui teniamo che non si è comportata bene. Oppure qualcuno che non ha mantenuto una promessa. Ancora la confessione o scoperta dell’infedeltà. Quindi, il tradimento apre una ferita, infiammata dal dubbio, insicurezza, delusione, perdita.

La spinta a tradire è data dall’insoddisfazione del legame di coppia che si ritiene, per qualche motivo, incompleto, immaginando che ci possa essere qualcosa di più e di meglio. Si desidera un partner in grado di rispondere a tutti i bisogni e le aspettative, richiamando il cosiddetto ‘rapporto fusionale’ sperimentato nel rapporto primario con la figura di attaccamento nell’infanzia. Dunque, si può sperimentare l’ansia di relazione, il sentirsi intrappolati. Si accettano, o no, i tradimenti??

Bisogna distinguere accettazione e perdono, il primo basata sulla decisione di riprendere il controllo delle proprie emozioni, cercando di dare un senso al torto subito, per ricostruire un rapporto con chi ha tradito; il perdono implica la partecipazione attiva di chi ha violato il patto di fiducia. Richiede tempo ed energie da parte di entrambi i partner coinvolti.

https://www.youtube.com/watch?v=jAGbpv7_5Q0 (I Ponti di Madison County, 1995)

Non t’amo più

(Evgenij Aleksandrovič Evtushenko)

Non t’amo più…È un finale banale.
Banale come la vita, banale come la morte.
Spezzerò la corda di questa crudele romanza,
farò a pezzi la chitarra: ancora la commedia…perché recitare?
Al cucciolo soltanto, a questo mostriciattolo peloso, non è dato capire
perché ti dai tanta pena e perché io faccio altrettanto.
Lo lascio entrare da me, e raschia la tua porta,
lo lasci passare tu, e raschia la mia porta,

C’è da impazzire, con questo dimenio continuo…
O cane sentimentalone, non sei che un giovanotto…
Ma io non cederò al sentimentalismo.
Prolungar la fine equivale a continuare una tortura.

Il sentimentalismo non è una debolezza, ma un crimine
quando di nuovo ti impietosisci, di nuovo prometti
e provi, con sforzo, a mettere in scena un dramma
dal titolo ottuso “Un amore salvato”.

È fin dall’inizio che bisogna difendere l’amore
dai “mai” ardenti e dagli ingenui “per sempre!”.
E i treni ci gridavano: “Non si deve promettere!”.
E i fili fischiavano “Non si deve promettere!”.

I rami che s’inchinavano e il cielo annerito dal fumo
ci avvertivano, ignoranti presuntuosi,
che è ignoranza l’ottimismo totale,
che per la speranza c’è più posto senza grandi speranze.

È meno crudele agire con sensatezza e giudiziosamente soppesare gli anelli
prima di infilarseli, secondo il principio dei penitenti incatenati.
E’ meglio non promettere il cielo e dare almeno la terra,
non impegnarsi fino alla morte, ma offrire almeno l’amore d’un momento.


È meno crudele non ripetere “ti amo”, quando tu ami.
È terribile dopo, da quelle stesse labbra
sentire un suono vuoto, la menzogna, la beffa, la volgarità
quando il mondo falsamente pieno, apparirà falsamente vuoto.

Non bisogna promettere…L’amore è inattuabile.
Perché condurre all’inganno, come a nozze?
La visione è bella finché non svanisce.
È meno crudele non amare, quando dopo viene la fine.

Guaisce come impazzito il nostro povero cane,
raspando con la zampa ora la mia, ora la tua porta.
Non ti chiedo perdono per non amarti più.

Perdonami d’averti amato.

Altri resistono.

Le coppie che hanno retto per un bel po’ d’anni sembrano percorrere serenamente il cammino dell’esistenza, tenendosi per mano, avviate ad una felice vecchiaia. Accettano le prime rughe, qualche acciacco, la prosaicità di digestivi ed il reflusso gastroesofageo. Sembrano tranquille e consolidate… quando all’improvviso, lo tsunami:

‘Le demon de midi’, tradimento e crisi di mezz’età

‘Le Démon de midi’ è un romanzo scritto da Paul Bourget nel 1914.

…A cinquante-deux ans il fornique avec une starlette de vingt-deux ans qu’il se prépare à épouser…

Molte coppie che sembrano tranquille e consolidate scoppiano quando una creatura giovane irrompe nella vita dell’uomo o della donna. Più dell’uomo che della donna, va detto, per lo meno fino ad un po’ di tempo fa.

Comunque per tutti le demon de midi si identifica con Lolita di Nabokov.

«Lolita, luce della mia vita, fuoco dei miei lombi. Mio peccato, anima mia. Lo-li-ta: la punta della lingua compie un percorso di tre passi sul palato per battere, al terzo, contro i denti. Lo. Li. Ta.” «Era Lo, semplicemente Lo al mattino, ritta nel suo metro e quarantasette con un calzino solo...tra le mie braccia era sempre Lolita».

Oggi le demon de midi lo si declina anche al femminile. Le divazze se ne fanno un vanto, quando non ci rimangono sul serio. Demi Moore docet.

Divorzi

Passa lo tsunami. A volte si perdona, a volte no.

Nella situazione di conflitto che si genera durante una separazione è importante ripristinare una comunicazione corretta, ovvero uno scambio di informazioni e una reciprocità tra gli interlocutori. Quando vengono a mancare soddisfacimento dei bisogni e desideri, Intimità e accudimento, la relazione può finire e si arriva alla scelta di separarsi. I coniugi che si separano affrontano la fine del patto coniugale salvando il legame, riflettendo su ciò che li univa, su bisogni e aspettative che gli hanno portati a scegliersi nel momento in cui hanno creato il patto. Ciò poiché i legami non si possono tagliare e nemmeno annullare. Ma si trasformano, anche attraverso la figura del mediatore che ha l’obiettivo di trasformare ciò che rappresenta un ostacolo in un’opportunità. L’obiettivo è raggiungimento della cogenitorialità. Cioè, la salvaguardia della responsabilità genitoriale individuale nei confronti dei figli, specie se minori.

I nuovi adulti

Le età dell’amore si sfogliano, sempre un po’ più grigie, sgualcite. Ci sono i tradimenti, gli abbandoni.

Prima la coppia affrontava scientemente il giro di boa dell’andare in pensione, in quiescenza…Quiescenza…parola triste, malinconicamente illuminante. Ora l’età della pensione si allontana e lui e lei non sono né anziani né vecchi.

E’ ancora amore?, ci chiediamo? Possiamo ancora parlare di età dell’amore?

Leggiamo Federico Garcia Lorca

Potessero le mie mani sfogliare

Pronunzio il tuo nome
nelle notti scure,
quando sorgono gli astri
per bere dalla luna
e dormono le frasche
delle macchie occulte.
E mi sento vuoto
di musica e passione.
Orologio pazzo che suona
antiche ore morte.
Pronunzio il tuo nome
in questa notte scura,
e il tuo nome risuona
più lontano che mai.
Più lontano di tutte le stelle
e più dolente della dolce pioggia.
t’amerò come allora
qualche volta? Che colpa
ha mai questo mio cuore?
Se la nebbia svanisce,
quale nuova passione mi attende?
Sarà tranquilla e pura?
Potessero le mie mani
sfogliare la luna!

Lui e lei non sono né anziani né vecchi: sono i nuovi adulti. Per loro si creano parole nuove: si chiamano Milf le signore che non cedono a rughe e cellulite e mutamenti fisici impietosi e cercano l’oblio rapido, un’estasi, “quell’estasi”, fra le braccia potenti di un giovanotto con la tartaruga sul petto. Ma quando si rialzano e vanno via, sul cassettone l’amore di turno potrebbe trovare banconote piegate.

Infine, si diventa ‘vecchi’: non c’eri mai, ora stai sempre fra i piedi!

Ho sceso dandoti il braccio

(Eugenio Montale)

Ho sceso, dandoti il braccio, almeno un milione di scale
E ora che non ci sei è il vuoto ad ogni gradino.
Anche così è stato breve il nostro lungo viaggio.
Il mio dura tuttora, né più mi occorrono
Le coincidenze, le prenotazioni,
le trappole, gli scorni di chi crede
che la realtà sia quella che si vede.
Ho sceso milioni di scale dandoti il braccio
Non già perché con quattr’occhi forse si vede di più.
Con te le ho scese perché sapevo che di noi due
Le sole vere pupille, sebbene tanto offuscate,
erano le tue.

https://www.periodicodaily.com/mario-festa-e-le-poesie-d-amore-per-gli-innamorati/

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