The Gray House: quando Dio perde potere

Foto di Giuseppe Esposito

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È la prima cosa che ho pensato dopo aver visto la prima mondiale della nuova serie TV firmata Morgan Freeman, The Gray House.
Partiamo dal fatto che abbiamo visto la seconda puntata della serie, il che non ci ha dato modo di capire molto della trama. Tre donne sembrano essere protagoniste della saga di una famiglia americana durante la guerra di secessione. Dico sembrano perché i realtà non ne posso essere certa. In effetti ci sono altri personaggi, che da questa puntata pare possano avere un ruolo importante nella trama, ma non ho prove a sostegno di questa mia idea.

The Gray House: cosa si salva?


La bellissima Amethyst Davis è irriconoscibile nelle scene iniziali: ottimo make up. Eccezionale invece Been Veeren. Interpretazione commovente e toccante. Sarò stata anche un pochino condizionata dall’incontro avuto poco prima di persona con lui, con quel sorriso enorme e quel modo carismatico di parlare e guardarti. Ma, parlando con i colleghi presenti, sulla sua interpretazione non ci sono dubbi.
Nemmeno la fotografia ha note particolari di merito. Ripeto, sarà che abbiamo visto solo la puntata due. Ma non ho notato nulla di degno di essere citato.
Ho la sensazione che questa serie TV sia tanto acclamata ancora prima di essere vista piu per la produzione che per il resto. Morgan Freeman, Kevin Kostner, produzioni indipendenti e fuori dal circuito delle grosse produzioni di Hollywood, uno dei pochissimi film che sono stati girati durante il famoso sciopero delle maestranze e con autorizzazione dei sindacati degli attori e degli operatori cinematografici.

The Minute You Wake Up Dead”: Morgan Freeman nel cast

The Gray House non é un capolavoro

Si alla standing ovation a Morgan Freeman quando é entrato in sala e ha ricevuto il premio speciale dalle mani del Principe Alberto. No all’applauso a fine proiezione, e in effetti é durato poco. E in molti, me compresa, dopo un’ora di visione hanno preferito affrettarsi ad uscire piuttosto che stare ad applaudire un “Dio” non pervenuto.

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