Numerosi attori della serie cult degli anni ’70 hanno partecipato all’omaggio al programma, uno dei più seguiti di tutti i tempi, al Festival della Televisione di Monte-Carlo.
Lanciate il 30 marzo 1974 sulla rete NBC ed elevate in poche settimane al rango di serie cult, le nove stagioni di La casa nella prateria continuano a riversare il loro fiume di gioia, amore e dolore su gran parte dei telespettatori in tutto il mondo. Molto retrò, addirittura retrogrado, al limite reazionario per certe idee che trasmette, compone per lo meno l’immagine di una famiglia ideale.
Quale storia racconta ‘La casa nella prateria?
Una famiglia di migranti si imbarca con tutto il cuore nell’avventura esaltante e terrificante vissuta da migliaia di pionieri alla fine del XIX secolo, quella della conquista dell’Occidente. Un prototipo del sogno americano realizzato da Michael Landon, patriarca della serie – Charles Ingalls – ma anche della sua produzione – ne è ideatore e showrunner -, secondo la fortunata autobiografia dell’autrice Laura Ingalls Wilder.
La prima serie di tutte le serie tv
La saga è durata solo nove anni e risale ai primi anni ’70. È comunque una delle primissime serie storiche di rilievo; uno dei primi grandi adattamenti letterari; la prima grande saga familiare; la prima serie raffigurante la disabilità (la giovane Marie si sveglia cieca per la febbre alta); la prima serie trasmessa negli Stati Uniti e, già a suo tempo, ampiamente a livello internazionale, e la prima fiction adorata dal pubblico. Un fiore all’occhiello della cultura pop il cui impatto è stato immenso.
“Ciò che sembra più sorprendente a tutti noi è che dopo tutto questo tempo, la serie viene ancora trasmessa in molti paesi, accompagnata da una comunità molto ampia di fan – ho visto, anche di recente, persone con tatuaggi ispirati al programma… -, che siamo accolti ovunque con lo stesso entusiasmo, che la gente non smette mai di raccontarci quanto le avventure dei nostri personaggi abbiano influenzato la loro infanzia, la loro adolescenza, la loro vita adulta, la loro genitorialità… Un po’ come se, da poi, niente era riuscito a fargliela dimenticare”, commenta Alison Arngrim, che interpretava Nellie Oleson, la prima cattiva della storia della serie.
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Come spiegare questo fenomeno?
“Non si tratta dell’aspetto romantico o della saga”, aggiunge Melissa Sue Anderson, alias Marie, “molte serie esplorano tutto ciò magnificamente. Ciò è dovuto, credo, all’estrema benevolenza che emana dall’intera opera e dai valori che trasmette, come l’abnegazione, il senso dell’altro, il coraggio, la combattività, la resilienza, la gestione della frustrazione, questa capacità di essere soddisfatti di ciò che abbiamo. Meglio ancora, questa capacità di condividere, senza nemmeno pensarci, il poco che abbiamo”. Ciò che poche serie effettivamente sottolineano oggi.