King Krule ci prepara il suo antidoto contro i tormentoni vera carneficina della musica. Il musicista britannico torna con le sue anti-hit per spazzare via l’anticiclone del pop.
King Krule il druido della musica?
Pseudonimo di Archy Ivan Marshall, nella sua produzione adotta un insolito mix di generi musicali apparentemente distanti tra loro. La sua musica può essere descritta con alcuni derivati del jazz come il punk jazz e il jazz fusion, con elementi di darkwave, post-punk e hip hop. Tra le sue influenze artistiche vi sono Gonjasufi, Morrissey, Elvis Presley, Gene Vincent, Fela Kuti, J Dilla, Edwyn Collins e Tom Waits. Si presenta con quattro brani, per un totale di undici minuti tra vocalizzi spettrali, chitarre distorte, assoli di sax che spuntano da nebbie di fantasmi.
Lo stregone della musica totale
Lo stregone King Krule è tornato per offrirci il suo antidoto contro i tormentoni. L’Ep Shhhhhhh!, appena pubblicato, è una boccata d’aria fresca che arriva fresca, tra sperimentazione e follia lisergica. Il ragazzo sa quello che fa! Si presenta sempre per spiazzare e riproporre il concetto che la musica è una cosa seria, che va studiata e approfondita, non è solo una questione commerciale.
Interessantissimo lavoro
Si parte con l’industrial di Achtung!, titolo non proprio rassicurante, poi si prosegue con il punk rock di Time for slurp, con la spettrale bossa nova lo-fi di Whaleshark e si arriva al jazz psichedelico di It’s all soup now. L’Ep arriva a un anno di distanza dall’ultimo album del musicista, Space heavy, che ha consacrato King Krule come uno dei cantautori più originali e interessanti della sua generazione. Rappresenta una sorta di anticipazione di quello che potrebbe essere il prossimo lavoro dell’artista: la barca nella quale nel videoclip di Time for slurp – girato in bianco e nero e diretto da Josh Renaut – Marshall e i suoi compagni di band, il sassofonista Ignacio Salvadores e il batterista George Bass, si addentrano in una palude sembra essere una metafora. Un invito a un viaggio tutto da scoprire, oltre le Colonne d’Ercole del pop, verso chissà quali lidi, quali dimensioni.
Cosa aspettarci da King Krule?
Quel suono unico e imperfetto, specchio della noia e del malessere della gioventù britannica. La ricerca di quel grido soffocato dai malesseri familiari o dalla strada sporca e buia delle notti londinesi. Si è sempre posto come un’antitesi delle popstar della sua generazione. E’ stato osannato dalla critica, ritagliandosi un grosso seguito di nicchia. Si è sempre preso i suoi spazi e i suoi tempi, tra un disco e l’altro. Quindi chissà quando tornerà con un altro album, per ora cerchiamo di metabolizzare questo nuovo Ep ricordandoci che non è vero che non ci sia musica buona in giro.