È morto sua maestà John Mayall

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È morto sua maestà John Mayall

È morto sua maestà John Mayall! Il padre del blues britannico ha preso congedo dalla scena della vita per dedicarsi ad altri illustri palcoscenici.

È morto sua maestà John Mayall

“Non ho mai avuto un disco di successo. Non ho mai vinto un Grammy e Rolling Stone non ha mai fatto un pezzo su di me. All’età che mi ritrovo sono ancora un artista underground”. Beh, al Grammy c’era andato vicino in età avanzata con Wake up call (1993) e The Sun is shinig down (2022), la Corona Britannica lo aveva consolato con il titolo di Officer of the Order of the British Empire nel 2005 ma la sua non è una storia di riconoscimenti, è una storia di riconoscenza: quella di chi, grazie a lui, è partito per la grande ribalta.

E quella di chi, grazie ai suoi dischi, si è accostato al triangolo magico di tonica-sottodominante-dominante.orto sua maestà John Mayall . Rimane il fatto che Mayall è stato sempre riconosciuto come un artista immenso. Un artista che per la sua capacità di aver tenuto a battesimo mostri sacri, forse non serviva un premio.

Londra e l’avvento dei Bluesbreakers

Con questo bagaglio addosso, Mayall nel 1962 si trasferisce a Londra con l’obiettivo di unirsi ad Alexis Korner che prima di tutti gli altri aveva ipotizzato una via britannica al blues. Finirà col fondare i Bluesbreakers, più di una band: una comunità aperta di musicisti. Tutti fan del blues elettrico di Chicago e tutti mostruosamente bravi. Quando suonano altrove fanno la storia del rock, ma con John servivano John. La più grande preda di Mayall fu Clapton che aveva lasciato gli Yardbirds e si era unito ai Bluesbreakers nel 1965 perché insoddisfatto della direzione commerciale intrapresa dalla band (se proprio si può definire commerciale una canzone come For your love). Insieme daranno vita a Blues Breakers with Eric Clapton (1966), il leggendario disco di Beano, dove Manolenta suona la Les Paul e infila a tradimento il riff di Day Tripper in What’d I say.

L’amore (per la musica) vince sempre

Poi arrivò Blues from Laurel Canyon (1968), album che segnò il trasferimento definitivo di John negli Stati Uniti e un cambio di direzione, ai confini del r0ck psichedelico. L’anno successivo pubblicherà The Turning Point, probabilmente il suo disco di maggior successo, con un’atipica formazione acustica a quattro. Da lì in poi sarà una lunga storia di concerti in giro per il mondo, reunion tributo con i suoi figliocci rockstar e problemi con l’alcol che non gli impediranno di arrivare a 90 anni suonando. Una volta a Mayall fu chiesto se continuava a suonare per soddisfare una richiesta del pubblico o semplicemente per dimostrare che poteva ancora farlo. «Beh, la richiesta c’è, per fortuna», rispose. «Ma in realtà non è per nessuna delle due cose, è solo per amore della musica». Che per chi fa musica conta più del successo e dei soldi.

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