L’arte equivale al capitale: Beuys e Warhol il male dell’arte

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L’arte equivale al capitale

L’arte equivale al capitale. Continuo a definire soggetti come Warhol e Beuys il male estremo per l’arte. Ideatori del mercato massificato, hanno trasformato ‘arte in una giocattoleria di quartiere, pensando a vendere bene la loro bufala.

“L’arte equivale al capitale” parola di Beuys e Warhol il male dell’arte

Soprattutto Warhol riuscì a far credere ad una generazione effimera, che la mistificazione del concetto artistico potesse essere l’avanguardia della nuova arte, creando una seria di collage inutili e di scarso gusto, utili soltanto per gli utili. Joseph Beuys e Andy Warhol avevano visto nell’arte un vasto mercato alternativo all’arte stessa. Alla fine degli anni Settanta e nel decennio successivo crearono opere che facevano chiaro riferimento al progressivo slittamento dell’arte verso un bene di puro investimento finanziario al pari dell’oro o delle azioni da acquistare in borsa. Nel 1979 Beuys scrive su una serie di banconote ‘Kunst=Kapital’ cioè: l’arte equivale al capitale. Poco dopo, tra il 1981 e il 1982, Warhol crea i dipinti della serie ‘Dollar sign’. Questa follia secondo la storia dovrebbe essere riconosciuta come arte? Direi più la creazione di un mercato alternativo all’arte.

Non erano nessuno

Più critico Beuys nei confronti del sistema, più accondiscendente Warhol verso l’idea di monetizzare al massimo la sua produzione artistica, ma il concetto è lo stesso. E a riprova della lungimiranza di Warhol, se qualcuno desidera acquistare la sua piccola tela che misura appena 24×18 cm, il prezzo si aggira sui 600mila dollari.

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