Venezia 81: “Vakhim”, racconto di un’adozione 

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vakhim il racconto di un'adozione

Il film Vakhim, diretto da Francesca Pirani, prende il nome dal protagonista della vicenda, un ragazzo nato in Cambogia e cresciuto da una famiglia romana. Vakhim è il racconto di un’adozione: ripercorre tutti i passaggi emotivi che la famiglia affronta e porta a riflettere sul tema dell’identità. 

Il film Vakhim

Vakhim viene presentato alle Notti Veneziane, evento collaterale delle Giornate degli Autori durante la Mostra Internazionale d’Arte Cinematografica di Venezia. La proiezione si svolge in collaborazione con Isola Edipo. Il documentario è qualcosa di estremamente intimo: la regista e sceneggiatrice Francesca Pirani, infatti, racconta la storia personale del figlio che ha adottato, Vakhim. La famiglia riprende varie scene di vita quotidiana di Vakhim fin dal primo incontro con lui, quando aveva quattro anni. Ora che ne ha più di diciotto, la madre narra con grande profondità e cura la sua storia. Mette insieme diverse riprese realizzate negli anni con quelle più recenti che mostrano l’incontro con la madre biologica. 

Il racconto di un’adozione

Vakhim nasce in Cambogia da una famiglia povera. Suo padre ha problemi di alcolismo ed è violento, perciò la madre decide di portare i figli in un orfanotrofio, per permettere loro di essere adottati e avere un futuro migliore. Arrivato in Italia, il bambino continua a ripetere un nome: Mali. I genitori scoprono infatti che in realtà Vakhim ha una sorella, Maklin appunto, e altri due fratelli. Le famiglie cercano quindi di crescere i bambini insieme affinché possano avere ricordi della loro infanzia legati al presente e non solo al passato. Vakhim e Maklin soprattutto sono molto legati e decidono di andare in Cambogia per rintracciare la loro madre naturale, che aveva anche provato a contattarli. 

L’identità e il senso di appartenenza 

Questo racconto di un’adozione porta a riflettere profondamente sul significato della propria identità e del senso di appartenenza. Mentre inizialmente Vakhim non sa l’italiano e parla solo khmer, in poco tempo dimentica la propria lingua e rimuove tutti i ricordi legati alla propria terra di origine e alla famiglia. Come si dice nel documentario, per dare spazio a nuove parole perde se stesso. Per lui il passato è passato, ha messo un blocco con la sua vita precedente per vivere quella nuova. Per questo inizialmente non prova il desiderio di recarsi in Cambogia a cercare la madre naturale, al contrario della sorella. Vuole pensare solo al presente e al futuro, ma infine accetta di incontrare la donna. Si tratta di un momento tanto desiderato da lei, che in lacrime mostra quanto sia felice di rivedere i suoi figli e di sapere che hanno avuto l’opportunità di vivere una vita migliore di quella che avrebbe potuto offrire loro. 

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