La nostra esperienza al Festival di Film di Villa Medici 2024 si conclude con due pellicole premiate dell’edizione di quest’anno: “PEPE”, di Nelson Carlo De Los Santos Arias (2024) – che ha vinto il premio di Miglior Film – e “FAMILIAR TOUCH” di Sarah Friedland (2024), che ha ricevuto invece la menzione speciale. Ecco le nostre impressioni.
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“PEPE”, di Nelson Carlo De Los Santos Arias (2024)
Tutti conoscono la storia di uno dei più famosi trafficanti della Storia: Pablo Escobar. Probabilmente molti sapranno che possedeva numerosi animali, ma inverosimilmente, dopo la sua uccisione nel 1933, qualcuno si sarà fermato a riflettere su che fine abbiano fatto queste creature. È proprio quello che Nelson Carlo De Los Santos Arias fa in “PEPE”, dove, attraverso una voce narrante e lunghi piani sequenza, riesce a donare pensieri e personalità ad uno degli ippopotami di proprietà di Escobar. Il narcotrafficante ne possedeva quattro, che dopo la sua scomparsa hanno continuato a vivere liberamente lungo il Rio Magdalena, arrivando a diventare sedici. I pescatori e gli agricoltori locali avevano però iniziato a percepire il branco come una minaccia, e un maschio che si era separato dal branco aveva subito la triste sorte di essere ucciso dai cacciatori della zona. È proprio lui il nostro protagonista, a cui Arias ha donato un nome e una personalità: lascia infatti che sia lui a raccontare la propria storia, con un umorismo singolare e la sua parlata lenta e saggia. Pepe inizia a raccontare descrivendo la sorte subita, per poi esplorare, con una pace quasi serafica, la bellezza dei luoghi dove ha vissuto e l’armonia condivisa con il branco.
Il fantasma di Pepe, o la sua anima se preferiamo, ci porta in un mondo fatto di racconti, musica e suono, regalandoci un punto di vista davvero peculiare che mette in dialogo vita e morte, regno umano e regno animale.
“FAMILIAR TOUCH” di Sarah Friedland (2024)
Possiamo dire con certezza che il lungometraggio di Friedland sia stata l’opera che più ci ha emozionati fra quelle che abbiamo visto in quest’edizione del Festival. La protagonista del film è Ruth, una donna anziana che soffre di Alzheimer e viene trasferita in una casa di riposo. Nonostante la memoria le sfugga, Ruth ama cucinare e le ricette le sono impresse nelle mani e nella mente. È brillante e piena di voglia di vivere, e questo le rende difficile abituarsi alla nuova casa e ai suoi inquilini. Grazie ad alcuni importanti incontri e alla riscoperta della propria libertà interiore, la donna riesce comunque a ritagliarsi il proprio angolo di mondo, dove sono tanti gli attimi in cui i ricordi tornano a galla, sospinti da sensazioni, suoni ed emozioni. La sceneggiatura e la regia sono impeccabili e l’attrice protagonista, Kathleen Ann Chalfant, riceve una standing ovation in sala per la sua performance delicata e perfettamente reale, che, come racconta lei stessa, è stata ispirata dalla figura di una cara amica che soffre di Alzheimer. Nel Q&A che segue la proiezione, Friedland racconta di come abbia lavorato per anni con persone che soffrivano di demenza senile, e di aver integrato alla propria esperienza la voglia di realizzare un film generazionale. Racconta: “Ognuna delle pazienti ha il proprio modo per esprimere maternità, desiderio ed età, attraverso piccoli gesti, per esempio scegliere da sola il proprio outfit la mattina.” Kathleen è stata per lei un colpo di fulmine per l’interpretazione della protagonista. C’era poco tempo per preparare il film, racconta la regista, che ha voluto giocare con ogni scena senza seguire una traiettoria tradizionale. La perdita di memoria, aggiunge, comporta una sensibilità molto forte verso il momento presente, che diventa malleabile: Ruth ha un proprio universo interno, che spesso riaffiora dal passato, e ogni scena ci spiega dove la protagonista si trovi mentalmente in quell’istante.
“FAMILIAR TOUCH” è stato il film perfetto con cui concludere la nostra esperienza al Festival di Film di Villa Medici 2024, un’edizione che ci ha regalato riflessioni, momenti di intimità e una (ri)scoperta di tanti passati differenti.