(Adnkronos) – Cinquant’anni sono un anniversario importante. E il Premio Tenco lo sa bene. Per il gran finale della rassegna sanremese dedicata alla canzone d’autore, sul palco dell’Ariston è andato in scena il meglio del cantautorato italiano e internazionale. E così, da Simone Cristicchi e Amara, passando per il rock russo di Jurij Ševčuk con i suoi Ddt, fino al mai scontato Samuele Bersani, la serata di chiusura è stata all’insegna di emozioni e bellezza. A partire da Caterina Caselli, che ha ritirato il Premio Tenco come operatore culturale indossando lo stesso abito blu scelto per il concerto di Paolo Conte alla Scala. A consegnarle il riconoscimento lo storico discografico e membro del consiglio direttivo del Club Tenco, Stefano Senardi: “Tutti dovremmo ringraziarti per il rispetto e l’amore della buona musica che ci hai insegnato” le ha detto. Elegantissima come sempre, la signora della musica italiana ha evidenziato l’importanza del premio “che ha un significato unico perché sottolinea il lavoro di tanti anni”. Un impegno, ha ricordato, “iniziato prima come cantante e che poi ha avuto come unico desiderio quello di fare per gli altri quello che avrei voluto avessero fatto per me quando cantavo”.
A dare il via alle danze l’irriverenza di Tricarico che con il pubblico ha cantato la sua ‘Mi state tutti immensamente e profondamente sul ca…’ Potente anche il duo Cristicchi-Amara che ha reinterpretato alcuni brani come ‘Che sia benedetta’, ‘Abbi cura di me’ e quella che hanno definito una “preghiera universale”, una versione de ‘L’ombra della luce’ di Franco Battiato con una parte in cantata aramaico.
Non sono mancati momenti dedicati ai diritti umani e alla pace come il messaggio del fondatore della leggendaria band russa Ddt Jurij Ševčuk, Premio Tenco 2022: “Io mi chiedo sempre cosa succederà con nostra patria in futuro, non ho trovato ancora la risposta ma la vedo nei vostri occhi – ha detto rivolgendosi al pubblico -. Speriamo che ci sia una bellissima Russia in futuro”. Il suo Paese “è cresciuto con la musica italiana degli anni ‘80 – ha ricordato – ed essere russi vuol dire bere vodka e ascoltare ‘Felicità’ di Albano e Romina”.
Standing ovation per Filippo Graziani, sul palco con alcuni brani del padre Ivan tra cui la canzone simbolo del suo repertorio, ‘Lugano addio‘. Giovanissima e talentosa Irene Buselli, 28enne genovese, che sul palco del Premio Tenco ha portato i suoi testi intimistici con un cantato sussurrato e magnetico. Una voce che meriterebbe di farla tornare presto sul palco dell’Ariston. E poi Samuele Bersani, veterano del Premio Tenco. Che dire? Banale non lo è mai stato, e in questo teatro si può dire sia artisticamente nato. Ai ‘tenchiani’ presenti ha fatto ascoltare due colonne della sua discografia come ‘En e Xanax’ e ‘Giudizi universali’, insegnando ironicamente la versione corretta del ritornello: “Non è ‘vorrei ma non posso’, ma ‘potrei ma non voglio’ – ha avvertito – non vi giro il leggio ma fidatevi di me”.
Dopo aver ritirato il Premio, Bersani si è detto molto emozionato e ha ricordato la prima volta che ha calcato il palco sanremese: “Non avevo pubblicato neanche un album, avevo appena scritto ‘Il mostro’ e Amilcare Rambaldi mi chiamò per invitarmi qua. Poi c’è questo luogo. Qui è l’ultima volta che ho visto Lucio Dalla, era seduto proprio lì in mezzo dove siete voi ora”.
Prima di far calare il sipario sulla 47esima edizione del Premio Tenco, Bersani ha intonato le note de ‘Il mostro’ in un fuori programma su grande richiesta del pubblico e accompagnato solo dal suo pianoforte. Il modo migliore per chiudere questa rassegna, che da 50 anni svolge un ruolo indispensabile per la canzone d’autore ed è parte integrante del patrimonio culturale italiano. (dall’inviata Federica Mochi)