Fabio Avaro: “Racconto ‘Storie Bastarde’ di periferia con gli occhi dei bambini”

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(Adnkronos) – La vita di una delle tante periferie d’Italia, quella di Ostia alle porte di Roma, raccontata attraverso la vita di diversi bambini del quartiere in un “monologo narrativo” o, per meglio dire, in un “one man comedy”. Ha debuttato ieri, in una sala gremita, al Teatro Lo Spazio – Off di Roma dove resterà fino al 17 novembre, ‘Storie Bastarde’, lo spettacolo interpretato da Fabio Avaro con la regia di Ariele Vincenti, tratto dal volume ‘Storie Bastarde – Quei ragazzi cresciuti tra Pasolini e la Banda della Magliana’ di Davide Desario.  

Una messa in scena, dice all’AdnKronos Avaro, “ispirata al libro, che rappresenta l’atmosfera e le comitive che si formarono ad Ostia negli anni Settanta. Al centro della narrazione ci sono i ragazzi nati in quel periodo, per questo la storia è ambientata tra gli anni Settanta e i primi anni Novanta. I protagonisti sono sempre i bambini che crescono, con le loro sensazioni, con le loro emozioni, diventano ragazzi e poi uomini”. Tra tutti “c’è un protagonista che porta avanti il filo del discorso, un ragazzo ormai diventato uomo, Luigi detto Gigi, che parla con tutti, con gli amici ma anche con il pazzo che va in giro per Ostia o il tossicodipendente”.  

Ragazzi normali che in qualche modo fanno i conti con la realtà difficile di una periferia di Roma che “potrebbe essere una qualsiasi periferia d’Italia”. Sullo sfondo, dunque, “ci sono il bullismo, la tossicodipendenza, la malavita, la banda della Magliana…”. Ogni bambino ha una vicenda diversa da mettere in scena: “C’è chi ha fortuna come Luigi che si trova a fare l’attore andando in scena nei teatri d’Italia ma c’è chi ha meno fortuna. C’è uno di loro che entra a lavorare agli aeroporti di Roma, il suo amico Lello è detto il Palletta, c’è un ragazzo che purtroppo muore per overdose di eroina. Gigi, quindi, racconta tutte queste storie in parallelo”. Nella figura di Luigi, conclude Avaro, “c’è qualcosa di autobiografico che mi riguarda direttamente ma anche qualcosa di tutti i ragazzi”, conclude. 

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