Pietro Morello torna a teatro: “La musica è di tutti, me lo hanno insegnato i bambini”

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(Adnkronos) – “I bambini piangono e ridono tutti nella stessa lingua”, dice Pietro Morello riassumendo così lo spettacolo che segna il suo ritorno nei teatri italiani e che incarna perfettamente tutte le sue facce. Musicista, operatore umanitario e creator sui social, il pianista torinese è in tournée a partire da oggi con ‘Non è un concerto’, spettacolo in cui racconta le sue esperienze di vita tra missioni umanitarie e attività negli ospedali con i bambini, arricchito da una selezione di musica originale e brani celebri. “Ho deciso di non fare un concerto, ma un momento musicale tutti insieme. Porto sul palco dei racconti in cui la musica è il filo rosso che cuce tutto perché avevo voglia di parlare di quello che conosco in campo musicale in veste teorica e ciò che mi hanno raccontato i bambini in ospedale e nei teatri di guerra”, ha detto Morello all’Adnkronos.  

Nato nel 1999 a Torino, Pietro Morello ha trovato nella musica “un linguaggio di connessione con me stesso”, che ha utilizzato anche nella cura e nel sostegno dei bambini nei reparti ospedalieri e nelle zone di guerra: “È uno strumento che ti fa parlare zulu, arabo, swaili”. 

L’artista ha deciso di raccontare la sua esperienza di operatore umanitario sui social dove è diventato un vero e proprio punto di riferimento positivo. Con oltre 3,7 milioni di follower su TikTok e 1 milione tra Instagram e YouTube, ha utilizzato il suo talento musicale per connettersi emotivamente con il pubblico, dimostrando che la musica è ovunque: dal suo pianoforte alle campane di un campanile fino agli strumenti musicali realizzati con quello che si ha a portata di mano. “La musica non è dentro due binari, è orizzontale, è libertà: la possono fare tutti con qualsiasi cosa. Me l’hanno insegnato i bambini”, ha spiegato. “Quando mi trovavo in una zona di povertà o di guerra – ha continuato – i bambini pur di fare musica costruivano strumenti musicali con la spazzatura. Sui social ho imitato loro ed è diventato un fenomeno gigantesco”. 

Uno dei temi più importanti del suo racconto sui social e del suo spettacolo è sicuramente la guerra, che Morello ha visto con i suoi occhi in Kenya, Congo, Ucraina, Palestina e Siria. “In questo momento viviamo la pornografia della guerra e siamo talmente sovraesposti e assuefatti da queste immagini terrificanti che non ci rendiamo conto che sono vere”, ha detto. “Stando dentro la guerra durante le missioni, sentendo le bombe cadere e vedendo le persone che sono lì, si capisce che la guerra sono bambini da soli che chiamano la mamma e la mamma non arriva”, ha continuato. 

Ciò che più vuole comunicare al suo pubblico è che “i bambini piangono e ridono tutti nella stessa lingua”. “Se non cominciamo a ricordarci questa cosa – ha spiegato – siamo in grado di deumanizzare gli esseri umani e farli diventare solo dei numeri. E invece sono sempre esseri umani, sono sempre bambini. Quando vedi in un teatro di guerra terrificante un bambino che sogna resti impietrito, è fondamentale raccontarlo. Voglio raccontare le storie dei bambini per renderli più umani”. 

Un racconto, già iniziato online, che ha ispirato tantissimi ragazzi e ragazze. “Fa parte integrante della missione umanitaria invitare le persone a unirsi alla missione umanitaria e quindi provo un gigantesco senso di soddisfazione quando le persone mi scrivono che hanno iniziato a fare volontariato grazie a me. Vuol dire che ho seminato bene”. 

Sui social Morello, con il suo approccio positivo, parla anche dell’importanza di prendersi cura della propria salute mentale, contribuendo a normalizzare un tema che per tanto tempo è stato un tabù. “Andare in terapia e risolvere i nostri traumi che non conosciamo e non pensiamo di avere è il miglior investimento che si possa fare”, ha detto all’Adnkronos. “I social sicuramente giocano un ruolo fondamentale nel normalizzare un tema così importante e c’è indubbiamente un avvicinamento in corso, ma le generazioni passate esprimono spesso contrarietà verso la terapia e quelle voci ci condizionano. Ecco perché ne parlo: per mostrare che è qualcosa di normale”.  

Prodotto da Midriasi e Compagnia della Rancia, con la regia di Mauro Simone, ‘Non è un concerto’ riprende con dodici nuovi appuntamenti a partire dal 20 novembre a Recanati (MC) al Teatro Persianiper poi proseguire il 22 novembre a Legnano (MI) presso il Teatro Galleria, il 27 novembre a Biella presso il Teatro Odeon, il 28 novembre ad Ivrea presso Officina H, il 30 novembre a Bari presso il TeatroTeam; il 1 dicembre a Pescara al Teatro Massimo; il 4 dicembre a Napoli al Teatro Augusteo; il 6 dicembre a Sondrio presso il Teatro Sociale; il 7 dicembre ad Alessandria al Teatro Alessandrino; il 10 dicembre a Lodi presso il Teatro alle Vigne: il 13 dicembre a Padova al Gran Teatro Geox e, infine, il 14 dicembre a Brescia al Teatro Clerici. (di Corinna Spirito) 

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