(Adnkronos) – Tra fischi che hanno fatto polemica, un primo posto sfiorato a Sanremo e tre sold out allo Stadio Maradona, Geolier continua a lasciare il segno. E sul possibile ritorno al festival promette: “perĂ² ci torno”. Il rapper napoletano lo fa nel libro ‘Per sempre’, edito da Mondadori e scritto con Federico Vacalebre, che esce oggi insieme al secondo capitolo del suo ultimo album, giĂ certificato triplo platino da Fimi/Gfk Italia, ‘Dio lo sa – Atto II’. Il libro, ricco di ricordi, fotografie e aneddoti personali, promette di diventare un vero caso letterario. Con 50mila copie in stampa, si era giĂ posizionato al primo posto nelle classifiche di prevendita prima dell’uscita ufficiale. Oggi, al Vulcano Buono di Nola, il primo firmacopie è giĂ sold out. Â
Il libro ripercorre l’incredibile viaggio di Geolie
r, partendo dalle sue radici nei quartieri periferici di Napoli fino al palco dell’Ariston e ai tre eventi storici allo Stadio Maradona: nessuno prima di lui era riuscito nell’impresa di riempire per tre date consecutive lo stadio napoletano. Geolier racconta di aver lasciato la scuola per lavorare e di come sua madre lo abbia salvato da un possibile futuro segnato dalla criminalitĂ . La sua scuola era un fabbricato enorme dove c’era anche una piazzetta dove si spacciava ed “io ero un creaturo”. “Io l’ho vista la camorra, io visto Gomorra quando era realtĂ e non una serie tv”, dice. Napoli e il rap lo hanno salvato. Michael Jackson è stato il suo primo maestro, lo imitava in cameretta, ma poi sono arrivati i Co’Sang. Il brano ‘Int’o rione’ “mi ha cambiato la vita”: lì ha capito che nella vita voleva rappare. Non a caso, i Co’Sang, insieme a Rose Villain, sono tra gli artisti che Geolier ha voluto con sĂ© in questo secondo capitolo del suo album.Â
“Sono nato ai borghi di periferia, come cantava Eros Ramazzotti, ma la periferia napoletana è tutta n’ata storia”, sottolinea Geolier passando di citazione in citazione. Spesso in napoletano, la sua lingua madre. “Abbiamo mantenuto dei passaggi in napoletano – spiega Vacalebre all’Adnkronos – proprio per restare fedeli al suo percorso ma è un dialetto un po’ smussato rispetto a quello delle sue barre, accessibile a tutti”. Â
Il primo pezzo di Geolier, ‘Secondino’, è stato registrato grazie all’aiuto di un amico barbiere. Ma il fenomeno Geolier esplode per caso nel 2018 con il brano ‘P Secondigliano’ in coppia con Nicola Siciliano. All’epoca Geolier aveva 15 anni e Nicola 17. Le discoteche iniziano a chiamarli per esibirsi. La prima volta guadagnarono 50 euro, ma avevano solo quel brano, e in qualche serata finirono per rifarlo anche 10 volte di seguito. Il rap diventa dunque una necessitĂ , la sua forma di espressione. “Tu nasci tra le vele e il nulla: che cosa vuoi sognare? Io perĂ² ho sognato e in grande, sennĂ² nun stev cĂ ”. La sua fortuna? Napoli, sempre Napoli: “Mi ha salvato”. E lancia l’appello: “Non fuitevenne”. Non scappate.Â
Ed è proprio la sua amata cittĂ a portarlo sul palco dell’Ariston. Nel Capitolo ‘Sanremo o Sanscemo?’ ripercorre l’esperienza al festival di Amadeus, con il quale è nata una profonda amicizia. Nei giorni scorsi, insieme al conduttore ha annunciato, in una diretta speciale in auto in giro per Napoli, il brano ‘Mai per sempre’ (prod. DRD). Dalla scelta di salire sul palco piĂ¹ importante per la musica italiana, alla sopresa dei fischi fino al gesto fraterno di Guè, che al momento delle protesta in sala durante la serata cover, gli dice “Guarda a me”. Una frase che inizialmente era stata pensata anche come titolo del libro. Â
Su Sanremo, l’artista dice: “Mi ero messo in capa di vendicare tutti i napoletani esclusi dal festival, quelli famosi e quelli che nessuno ricorda piĂ¹. E infatti eravamo nella finale a tre”. E poi ci sono “i tre giorni che sconvolsero il mondo”: i sold out allo stadio Maradona di Napoli. “Quei 3 sold out sono il mio scudetto, il mio Sanremo, il premio che spero di aver meritato”. Geolier si racconta con grande onestĂ , parlando del suo rapporto con il successo e con le persone: “Io non vorrei essere un modello ma visto che per qualcuno lo sono, ci metto la faccia con onestĂ ”. E risponde alle critiche sui testi dei rapper spesso giudicati troppo violenti: “Le canzoni non ispirano i criminali come non lo fanno i film e le fiction che quelle realtĂ narrano”.Â
Il suo amore per la musica nasce dall’esigenza viscerale di comunicare: “Faccio musica per parlare ca gente e farmi capire”. E ancora: “Non voglio essere il genio incompreso, frainteso. No, proprio no. Alla fine resto sempre Emanuele Palumbo del rione Gescal che lucidava lampadari che mo lucida versi e bit, spara parole, spara forte senza fa’ male a nessuno. Statv buon guagliĂ²”. Una frase, quest’ultima che rende omaggio al grande Pino Daniele che amava sempre salutare il suo pubblico così. di Loredana Errico
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