Cremonini: “In ‘Alaska baby’ provo a superare i miei confini”

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(Adnkronos) – Si chiama ‘Alaska baby, il documentario’ il progetto video e musicale del tutto inedito nel panorama dell’intrattenimento italiano, che vede protagonista Cesare Cremonini, non solo un artista all’apice della sua straordinaria carriera ma anche un uomo alla ricerca dei propri confini, pronto a crearne di nuovi. Il racconto, prossimamente disponibile su Disney+, si apre in un momento particolare della vita dell’artista, quando, dopo aver conquistato gli stadi nell’estate del 2022 con un tour trionfale culminato in un concerto storico a Imola davanti a più di 70mila persone, il “vuoto dello scrittore”, che lui stesso definisce “un pieno di ego”, lo porta a una decisione radicale: partire, dopo 45 giorni di nebbia emiliana ininterrotta cercare il sole e partire. Iniziando da Antigua, nei Caraibi.  

Il documentario, girato tra l’Italia, l’America e l’Alaska accompagna Cremonini in un viaggio di rinascita personale e artistica, lo vediamo affrontare la sfida più difficile: mettersi a nudo di fronte alle telecamere, in tutta la sua fragilità e solitudine, alla ricerca dell’ispirazione, pronto a mettersi “al servizio dell’opera”. Le aurore boreali, simbolo e obiettivo del suo peregrinare tra laghi ghiacciati, deserti di ghiaccio, città sepolte dalla neve, diventano il punto di incontro tra la sua nuova musica e i suoi grandi sogni. Cremonini, con un racconto inedito, profondo, intimo e vitale, spiega meglio di chiunque altro quanto necessario e spesso doloroso sia il viaggio, l’allineamento al proprio ego, la simbiosi tra le proprie fragilità e l’ambizione artistica, nella costruzione di un grande progetto artistico.  

“Fare un album è come riempire un puzzle – dice Cremonini nel documentario – inizi a costruirlo mettendo dei pezzi insieme, scopri un’immagine ma non capisci cosa ci sia al centro e solo piano piano intravedi un volto. Ma è l’energia che ricevi da questa visione ravvicinata che ti fa andare avanti con fiducia. Erano 45 giorni che attraversavo il salotto immerso nella nebbia emiliana. Aspettavo il sole come un segno. Ho deciso di muovermi, ho preso la valigia, cercando di pensare il meno possibile a dove sarei stato, ho scelto Antigua e come un piccolo Cristoforo Colombo sono partito alla ricerca del sole”. Venti anni prima, nel 2004, Cremonini aveva intrapreso un viaggio simile in Argentina, con il suo amico regista Giorgio Squarcia. “Fuggivo dalla fine dei Lunapop ed ero nella stessa condizione, dovevo iniziare qualcosa da zero”. 

Il viaggio prosegue attraverso la Florida e si addentra nel cuore musicale dell’America: Nashville con il suo country, New Orleans e Memphis con il blues. Sono tappe che rappresentano un ritorno alle radici della musica, sulle tracce di Dylan, Johnny Cash ed Elvis. La visita alla tomba di Cash e June Carter diventa momento di riflessione sull’autenticità delle storie d’amore e di passione. “Vedere quei posti per me significava risalire la corrente – spiega Cremonini – stavo tornando alle origini della musica americana e non potevo non collegarlo all’origine della mia vita a Bologna”. Durante il viaggio, le canzoni cominciano a prendere forma. ‘Ora che non ho più te’ emerge come primo ‘volta pagina’, una riflessione sul lasciar andare e sull’insonnia che accompagna i grandi cambiamenti. Ma è con ‘Ragazze Facili’ che l’artista si mette completamente a nudo.  

Definita non semplicemente come canzone ma come ‘l’opera’, vede la collaborazione con Mike Garson, storico pianista di David Bowie, e affronta il tema del coraggio di amare. Nonostante i tentativi di ‘proteggerla’ con orchestrazioni, la canzone rimane volutamente essenziale. Il viaggio culmina con l’arrivo in Alaska, dove Cremonini si sente “un neonato” di fronte alla maestosità della natura. È qui, su un lago ghiacciato a 8.100 km da casa, che il titolo ‘Alaska Baby’ si rivela come un’epifania. L’attesa dell’aurora boreale diventa metafora della pazienza necessaria alla creazione artistica. In questo momento di solitudine contemplativa, arriva inaspettato il messaggio di Elisa. La sua canzone, ascoltata sul lago ghiacciato, si trasforma in ‘Aurore Boreali’, un duetto che rappresenta una “carezza dopo un secolo”. Attraverso tutto il documentario, Bologna rimane un punto di riferimento costante.  

San Luca e la sua Madonna rappresentano l’ancoraggio alle origini, una presenza consolatoria che accompagna Cesare anche nei momenti di maggior distanza fisica. Il tema della luce attraversa l’intera narrazione: dalla nebbia emiliana al sole di Antigua, fino alla magia dell’aurora boreale. “Ogni album è un punto di arrivo – afferma Cremonini – percorri una lunga strada e poi arrivi alla fine. L’Alaska per me era un punto di partenza. L’album è come un primo disco che sta per nascere, è un disco in cui ho provato ancora a superare i miei confini”. 

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