(Adnkronos) – “La chiamiamo la Forza..l’importante è non dire l’opera per intero”. Così all’Adnkronos il violinista Damiano Cottalasso racconta con il sorriso come viene chiamata in teatro la “Forza del destino” di Giuseppe Verdi, opera accusata di ‘non portare benissimo’ che sarà eseguita domani alla Prima della Scala del 7 dicemre 2024. Se tutto va bene domani direte il nome per intero? “Assolutamente no, non si dice mai – risponde il violinista – con la filarmonica della scala, ad esempio, l’overture della “Forza” è un programma che facciamo spesso in apertura dei nostri concerti all’estero e quindi ecco anche questo in questo caso noi diciamo tra noi: “Si fa la forza, sì si fa la forza”.
Quando poi capita qualche avvenimento nella vita personale, racconta, si cerca subito “di continuare la tradizione della sfortuna riguardo questa opera, andando a cercare un qualcosa in modo artificioso”. Riti prima di salire sul palco? “Il musicista, se è scaramantico, lo è in modo personale”. Quando lo spettacolo finisca, assicura il violinista, non si torna subito a casa ognuno per conto suo. “C’è un momento speciale – dice – per ripercorrere tutto ciò che abbiamo vissuto. In occasioni come queste, quando siamo insieme, riaffiorano i ricordi degli altri 7 dicembre passati: episodi memorabili, come quando il sipario non si è alzato, o un cantante ha abbandonato il palco ed è subentrato il sostituto. Sono tante le storie che si tramandano, e ogni volta che noi musicisti ci incontriamo, salta sempre fuori qualche nuovo aneddoto da raccontare.” (A.Persili)