Melodia e sentimenti, Sanremo 2025 suona col cuore

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(Adnkronos) –
Più ballad e meno cassa dritta, più sentimenti e meno attualità, anche se non mancano i tormentoni e qualche incursione anche ironica nel sociale. Le canzoni del Festival di Sanremo 2025, ascoltate oggi in anteprima da giornalisti e critici accreditati al festival, esplorano tematiche più riflessive e intime, quasi come se il momento storico invitasse a rifugiarsi negli affetti di fronte alla durezza della realtà. Gli artisti si sono concentrati su analisi profonde dei legami umani: l’amore, la vita, l’identità, le relazioni e i conflitti generazionali sembrano dominare i testi. Sorprendono anche le performance di Tony Effe e Fedez, tra i più attesi del festival. Tony Effe, in un mix che ricorda Mannarino e Califano (che cita anche nel testo), presenta una canzone dalla forte connotazione popolare. Accompagnato dalla chitarra classica, il rapper canta: “Damme ‘na mano che c’ho ner core solo una donna e na’ canzone” e non manca l’omaggio alla sua città: “Per le strade di Roma e non fare la stupida stasera”. Il brano vede la collaborazione di Davide Petrella, che ha contribuito a diversi pezzi in questa edizione del festival. 

Fedez, con il brano “Battito”, tocca il delicato tema della depressione. In una fusione di pop e elettro rap, il brano si presenta come un grido di liberazione (“prenditi sogni pure i miei soldi basta che resti lontana da me”), ma anche “tu mi fotti, respiri corti”, esplorando le profondità emotive e personali dell’artista con versi che sembrano risentire della fine dell’epopea dei Ferragnez. Tra tanta melodia, non manca però qualche squarcio sull’attualità e sulla denuncia sociale, come nei brani di Willie Peyote e Rocco Hunt. Peyote, nel suo brano “Grazie ma non grazie”, utilizza l’ironia per unire il rap a sonorità tipiche degli anni ’80, in un pezzo che ricorda lo stile scanzonato di “Ma che idea” di Pino D’Angiò. In un mondo che si muove velocemente e spesso ci sommerge di opinioni non sollecitate, meme e tormentoni, Peyote rivendica la libertà di poter dire “Grazie ma no grazie” anche di fronte a situazioni banali come “una rimpatriata tipo una cena di classe”. Cita i Jalisse e non manca di introdurre una parolaccia per enfatizzare il suo disagio (“Questa gente non fa un cazzo, li mantengo li mantengo tutti io con le mie tasse”).  

Il brano di Hunt unisce urban e melodia, lingua italiana e napoletana, mescolando denuncia sociale (“dove ancora si muore per niente a vent’anni/ sta guerra adda fernì”) e una forte nostalgia per la vita di quartiere (“E mo’ riportami dove overamente song je ‘o café dinto ‘ canzoni”) combinando tematiche impegnative con una melodia attraente. Il dialetto è presente anche nel brano di Serena Brancale ‘Anema e core’ che porta una ventata di allegria, un clima festoso che ricorda il carnevale. La canzone si caratterizza per un ritmo latino che invita alla danza (“perché metti questa casa dritta? Io con te vorrei ballare salsa”), promettendo di far ballare l’intero Teatro Ariston. Ma la categoria dei tormentoni è ancora una volta dominata dai The Kolors, che con ‘Tu con chi fai l’amore’ (“e perché sale come un ascensore quando vengo da te”) si candidano ad accompagnare l’arrivo dell’estate. Nel brano insieme alla cassa dritta e al sound inconfondibile della band che richiama gli anni ’80, si riconosce lo stile di Calcutta che firma il testo e musica insieme a Davide Petrella e Stash. 

Ritornello ‘catchy’ anche per i Coma-Cose con ‘Cuoricini’. Un pezzo dance pop che cattura l’orecchio al primo ascolto, ma al di sotto della superficie vivace e ritmata si nasconde una critica pungente ad un mondo che interagisce solo attraverso social media ed emoticon: “Che dovrei dire io che ti parlavo e tu nemmeno ti mettevi ad ascoltare. Tu mettevi solo cuoricini, cuoricini”.  

Melodico e accorato anche Achille Lauro con ‘Incoscienti giovani’, una ballata romantica e nostalgica che ricorda il suo precedente successo ‘Amore disperato’. Con versi appassionati come “Se non ti amo fallo tu per me/ ti cercherò in un vecchio film”, la canzone promette di toccare il cuore degli ascoltatori. Noemi in ‘Se t’innamori muori’ (brano firmato tra gli atri anche da Mahmood e Blanco) canta l’amore tormentato (perché “non è facile, lasciarsi perdere, serenamente”) dove la sua voce si fonde con l’accompagnamento melodico del piano. Note più pop urban per l’amore cantato da Rose Villain in ‘Fuorilegge’, che omaggia anche Mia Martini (“Io rido del nostro destino avverso ascolto Almeno tu nell’universo”). “Se pensarti fosse un crimine, stanotte io sarei fuorilegge”, canta l’artista in un pezzo che al livello sonoro si muove nel solco del suo successo sanremese dell’anno scorso, ‘Click boom’. Irama in ‘Lentamente’ (brano firmato dallo stesso artista insieme a Blanco) punta sulla performance emotiva e intensa, in pieno stile sanremese, per raccontare un amore che è arrivato al capolinea (“lentamente si sta spegnendo ogni fottuto sentimento”).  

Il tema doloroso di un amore ormai concluso è al centro anche del brano di Elodie con ‘Dimenticarsi alle 7’ (“Che strano effetto fa mandare giù la verità”). La canzone presenta una fusione di stili, con un’introduzione che richiama il timbro classico di Mina. Lo stile della tigre di Cremona riecheggia anche nel brano di Joan Thiele in ‘Eco’: un brano dedicato al fratello che invita a superare le difficoltà anche perché “la paura non ha età”. Il brano, con le sue reminiscenze degli anni ’60 e la qualità cinematografica dei suoi arrangiamenti, è destinato a catturare l’attenzione di registi, pronto per diventare colonna sonora. D’altronde Thiele ha già ottenuto un David di Donatello per la Miglior Canzone Originale insieme a Elodie, grazie al brano ‘Proiettili’ nel film “Ti mangio il cuore”. 

Ballad romantica anche per Francesco Gabbani che in ‘Viva la vita’ si distacca dalla ritmata “Occidentalis Karma”. Il brano è un inno alla vita, che l’artista invita ad apprezzare per quello che è, perché in fondo “è solo un attimo, un lungo attimo” e “è solo un battito, un lungo battito”. Romantici anche i brani di Giorgia e Francesca Michielin. In ‘Solo tu sei la cura per me’ Giorgia è nella sua comfort zone e, con la sua capacità di bilanciare potenza e delicatezza nell’esecuzione, riflette sul tema universale di ricerca e speranza nell’amore: “Spengo la paura di rimanere sola”. Francesca Michielin, d’altra parte, esplora le complessità della separazione nel suo brano ‘Fango in paradiso’. La canzone è un’incursione nelle riflessioni profonde e a volte amare sulla fine di una relazione: “Chissà con chi avrai un figlio, che uno dei due sarebbe stato da schifo”. 

Le strofe romantiche dominano anche i brani di Giorgia, Francesca Michielin, Gabbani e Modà. In ‘Solo tu sei la cura per me’ Giorgia è nella sua comfort zone e, con la sua capacità di bilanciare potenza e delicatezza nell’esecuzione, riflette sul tema universale di ricerca e speranza nell’amore: “Spengo la paura di rimanere sola”. Francesca Michielin, esplora le complessità della separazione nel suo brano ‘Fango in paradiso’. La canzone immerge l’ascoltatore in riflessioni profonde e a volte amare sulla fine di una relazione: “Chissà con chi avrai un figlio, che uno dei due sarebbe stato da schifo”. Francesco Gabbani in ‘Viva la vita’ si distacca dalla ritmata “Occidentalis Karma”.Il brano è un inno alla vita, che l’artista invita ad apprezzare per quello che è, perché in fondo “è solo un attimo, un lungo attimo” e “è solo un battito, un lungo battito”. I Modà con ‘Non ti dimentico’ si concentrano sulla fine di un amore e della forza che serve per rialzarsi: “È l’ora del coraggio forse è vero che siamo fatti tutti e due per qualcun altro/ Ma io non ti dimentico”.  

Insomma, Sanremo 2025 suona con il cuore. (di Loredana Errico) 

 

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