L’ “Urlo” di Munch

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Una scena che offre un variegato ventaglio di possibilità di percezioni è rappresentato dal celebre “Urlo” di Munch.

Si tratta di un dipinto connotato di temi psicologici e di linguaggio metaforico tanto da prendere di sorpresa l’osservatore. Infatti, il colore, le tonalità, gli accostamenti cromatici e le pennellate colpiscono e possono produrre sensazioni diverse a seconda di chi guarda. L’Urlo è una scena angosciante, collocata al confine tra realtà e trascendente.

Molteplici sono le ipotesi per cercare di decifrare il messaggio che contiene. Certamente siamo portati a riflettere su quale era l’intento dell’autore.

Edvard Munch è nato nel 1863, e morto nel 1944. Fiorisce tra il 1892 e il 1902 con uno stile pittorico che si richiama al simbolismo. Si tratta di un movimento che in arte, così come nelle lettere, nasce in opposizione al naturalismo, ritraendo la natura attraverso riferimenti simbolici e non per come si presenta realmente.

Questi simboli vogliono stimolare l’immaginario alla suggestione fantastica e al sogno.

Munch predilige i grandi temi che coinvolgono l’uomo. Ad esempio, l’amore e la morte. L’Urlo di Munch è del 1893, ed è una grande composizione che apre un periodo felice della vita dell’artista.

Realizzatolo con estrose geniali pennellate, il dipinto richiama a prima vista un grido di terrore.

Lo si può capire attraverso i lineamenti del volto, dall’espressione sbarrata dello sguardo pieno d’angoscia. Tutto questo è avvalorato dal fatto che le mani sono portate con disperazione al viso, come reazione istintiva di difesa. La bocca è spalancata e rappresenta il massimo dell’espressività del volto, molto assimilabile al grido. Quest’ultimo pur non arrivando in maniera rumorosa alle nostre orecchie, viene avvertito come violento e inarticolato. Ed espulso con tutta la forza che si può. In quel grido c’è sia la reazione fisica sia sia quella della tensione emotiva che fa riferimento al momento drammatico.

Guardando attorno alla figura, si nota che l’ambiente delinea il paesaggio tipicamente norvegese. Infatti, è presente l’insenatura di un fiordo chiuso in un panorama collinare, con un cielo rosso fuoco tipo aurora boreale. Una scena irreale e sicuramente azzeccata perché attraverso le pennellate ondiformi, il dipinto sembra pervaso da tante lame che serpeggiano e si inseguono, confondendosi Tra cielo, terra e acqua.

Sono presenti nella strada rettilinea due personaggi elegantemente vestiti che guardano l’ambiente sottostante indifferente alla tempesta di colore che si scatena nel cielo. Qui possiamo notare la contrapposizione tra la calma apparente di un angolo di strada e il dramma che si vive dall’altra parte del dipinto. Del resto Munch, nel suo epistolario, ci anticipa la scena che avrebbe ritratto sulla tela a tempera e pastello. Cioè: “passeggiavo con due amici lungo la strada ed il sole era al tramonto. Nell’aria avvertivo come un velo di malinconia. Ad un tratto il cielo diventò rosso sangue. Mi fermai e mi appoggiai al parapetto. Mi sentivo stanco. Guardai in alto le nuvole arroventate, appese come spade fiammeggianti sul blu scuro del fiordo e della città. I miei amici avevano proseguito il cammino, ma io me ne stavo fermo lì, tremante di paura consentivo un grande infinito grido attraversare la natura”.

Sono parole dello stesso Munch che, in tal modo, ci rivela il tormento interiore che sta provando e che non sa definire. Si tratta di un turbamento intenso e profondo dell’animo, qualcosa che pesa sulla sua coscienza e che lo porta a somatizzare sulla tela attraverso il tratteggio di una serie di reazioni istintive. E l’Urlo di Munch è un’espressione di questo. Tutti questi sentimenti che il pittore sperimenta possono essere definiti con un unico termine, cioè la paura. Si tratta dello sgomento per una natura che si ribella, la paura per l’indifferenza dell’uomo che non si scalfisce nemmeno al grido lacerante che fa eco nella valle. Questa paura nasce dall’inconscio dell’Io. 

L’illustrazione di questo dipinto descrive certamente una situazione di sofferenza che si identifica nel sentimento penoso della minaccia e che si concreta nella serie di espressioni somatiche esterne. Tratta di una crisi di angoscia che chi urla vive, sperimentando terrore e smarrimento. In questo modo, Munch offre all’osservatore una serie di atti che sono percepiti a seconda del proprio bagaglio interiore e che, ad ogni modo, consente di comprendere e trasmettere con maestria.

https://www.periodicodaily.com/23-gennaio-2024-80-anni-dalla-morte-di-munch/

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