The Book of Elsewhere è l’esordio letterario di Keanu Reeves. Fantascienza, immortalità, psicanalisi tutto nel primo romanzo dell’attore, in coppia con China Miéville, c’è tutto quello che ci si aspetta da un personaggio come lui.
The Book of Elsewhere
Sindrome del vampiro e mito del guerriero berserker, capisaldi della letteratura fantasy e sci-fi fin dalle origini del genere, vanno a sciogliersi dentro l’autorialità di Reeves che di questo archetipo narrativo sceglie di pompare al massimo quell’ultra malinconia che caratterizza tutti i personaggi che portano la maledizione dell’immortalità e che delineano un canone millenario, dall’ebreo errante all’ultimo arrivato Cooper Howard, “il ghoul” della serie televisiva Fallout.
Keanu…
Il libro che nasce dal fumetto evolve quindi nel saggio per far gocciolare il senso del tempo e per sottolineare costantemente una domanda, cosa significa essere umani? Fino a qui si naviga a vista, se non fosse che alla domanda cardine di mezzo secolo di immaginario sci-fi nipponico (Akira, Ghost in The Shell, ma pure Attack on Titan) risponde niente meno che China Miéville, l’autore inglese massima istituzione della letteratura mondiale di fantascienza new weird, fondatore di una nicchia letteraria dove le direttrici della critica radicale alla società, alimentate da marxismo e dialettica tra conscio e inconscio, disegnano mondi fantasy distopici, ibridando i generi, rompendo le convenzioni letterarie, con l’obiettivo di iniettare nel lettore shock culturali attraverso cattedrali linguistiche dove si può sentire il riverbero di quella aesthetic che nel suo ultimo libro Mark Fisher definiva come non sintetizzabile nell’idea che ricaviamo piacere da ciò che ci spaventa ma, piuttosto, legata all’attrazione per l’esterno, per ciò che sta al di là della percezione, della conoscenza e dell’esperienza comune.