Identità e trasformazione: ÊTRE CHEVAL e WATERWAY al Festival di Film di Villa Medici 2024

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La nostra prima giornata al Festival di Film di Villa Medici 2024 si apre con una proiezione unica di un film e un cortometraggio all’apparenza molto differenti, ma in realtà legati da un comune tema di trasformazione, identità e rinascita. Ecco le nostre impressioni su ÊTRE CHEVAL e WATERWAY.

ÊTRE CHEVAL e WATERWAY: le differenze

ÊTRE CHEVAL

Il primo, ÊTRE CHEVAL di Jérôme Clément-Wilz (2015), è un lungometraggio documentaristico che segue il personaggio di Karen, padre di 51 anni e insegnante in pensione. Karen viaggia in America, in un’isolata fattoria di cavalli, per imparare a diventare “pony-player”, pratica diffusa nel mondo del BDSM dove il “pony-player” indossa criniera, coda e zoccoli e viene addestrato per comportarsi esattamente come un cavallo. Il film, racconta Jérôme Clément-Wilz nel presentare la proiezione, fa parte di 3 suoi documentari che definisce come molto “carnali, fisici”. Spiega come siano frutto di ore e ore di girato attraverso svariate settimane e di come, attraverso le riprese molto intime che si soffermano sulla pelle e sui dettagli, sia voluto entrare nell’intimità dei personaggi. Aggiunge come questa pratica nello specifico sia fortemente connessa all’animismo, con i suoi rituali connessi anche al mondo animale, e allo stesso tempo al BDSM, che si rifà spesso all’identificazione con un animale stesso. Qui però la documentazione di un “feticismo” diventa in realtà mezzo per raccontare una trasformazione molto intima e personale, che avviene a livello interiore: un annullamento di sé che permette a Karen di isolarsi sensorialmente ed evadere, anche se per poco, da una società che percepisce come una prigione. Karen non si definisce una donna trasgender: preferisce essere “qualsiasi cosa”, un “tutto” e un “niente” al tempo stesso, senza etichette. In questo contesto può finalmente farlo, e la parte più difficile, racconta, non è tanto l’abbandonarsi completamente, quanto trovare le forze per tornare indietro.
ÊTRE CHEVAL è un film che esplora una ricerca di sé, per mettere in discussione i concetti di genere, amore e libertà, quest’ultima perfettamente incarnata dall’immagine del cavallo.

WATERWAY

Di trasformazione e rinascita parla anche WATERWAY, di Louise Hervé e Clovis Maillet (2014). Realizzato attraverso 10 anni di ricerche e terapie, come racconta Maillet in sala, il cortometraggio è un dialogo fantastico tra il mondo umano e quello acquatico, una riflessione sull’invecchiamento e sull’immortalità. Oltre al concetto di cambiamento evolutivo, sono tanti anche i film che hanno ispirato le due registe nell’ideazione del corto, a partire da “Il mostro della laguna nera”. WATERWAY si muove su piani narrativi diversi, legati dal comune tema dell’acqua, che traspare anche dall’immagine prevalentemente blu e verde: abbiamo la SPA dove i clienti fanno trattamenti per la salute, il mare aperto dove viene rinvenuta una creatura marina molto particolare ma anche uno studioso di biologia marina e una donna che afferma che l’uomo possa adattarsi all’ambiente acquatico e cambiare la propria conformazione. La svolta onirica, quasi fantascientifica che acquista la narrazione lascia poi allo spettatore molte domande: il destino degli esseri umani sarà quello di adattarsi ad un ecosistema differente? Può esistere l’immortalità attraverso la reincarnazione?

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