Bardem: “In Monsters indago come dal reprimere emozioni nasce machismo”

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(Adnkronos) – Il caso dei fratelli Menéndez, che nel 1996 furono condannati all’ergastolo per l’omicidio dei genitori, è sbarcato su Netflix nella serie di Ryan Murphy dal titolo ‘Monsters: La storia di Lyle ed Erik Menéndez’, secondo capitolo dell’antologia true crime iniziata con la storia del serial killer Jeffrey Dahmer.  

“Per interpretare José (il papà, ndr) – racconta l’attore Javier Bardem – ho fatto tante ricerche, per me è stato importante capire il trauma che aveva dentro ma anche il modo in cui era capace di affrontare il dolore”. “Ma soprattutto – ricorda – capire come fosse stato educato dai suoi genitori in un’epoca in cui un uomo doveva essere uomo fino alla fine dei suoi giorni, non potendo mostrare emozioni e vulnerabilità”. “Ed è qui che escono fuori mascolinità tossica, machismo e salute mentale: temi che fino a 30 anni fa erano impronunciabili. Oggi finalmente possiamo parlarne”, ha detto ancora l’attore che racconta di aver affrontato una sfida “non facile”.  

 

Una famiglia che incarnò alla perfezione il sogno americano. Ma non è tutto oro quello che luccica. Questa apparente vita perfetta e impeccabile venne distrutta quando nel 1989 i fratelli Lyle ed Erik Menéndez uccisero i genitori José e Mary Louise ‘Kitty’ nella loro villa a Beverly Hills con due fucili calibro 12: i molteplici colpi da sparo li resero quasi irriconoscibili. Nel 1996 vennero condannati all’ergastolo dopo un lungo processo. Mentre l’accusa affermò che stessero tentando di ereditare il patrimonio di famiglia, i Menéndez sostennero – e lo fanno tutt’ora – che le loro azioni derivassero dalla paura causata da una vita di abusi fisici, emotivi e sessuali subiti dai genitori. Fu uno dei casi più eclatanti e oggi c’è ancora chi si chiede perché Lyle ed Erik hanno ucciso i loro genitori.  

 

La serie – che vede nel cast anche Chloë Sevigny, Nicholas Alexander Chavez e Cooper Koch – ha fatto storcere il naso al vero Erik Menéndez, il quale sostiene che quella di Murphy sia una “rappresentazione disonesta” perché lo show si sofferma sulla relazione incestuosa tra i due fratelli. “Come puoi raccontare questo quando sai già che nostro padre ci ha abusato per anni, ed è per questo che stiamo scontando l’ergastolo?”, dichiara Lyle in un comunicato. Dal canto suo, Murphy ha difeso la serie fiction sostenendo che la storia è raccontata da un punto di vista onesto e, soprattutto, lascia spazio al racconto degli abusi, in particolare nelle scene in tribunale. La verità dei fratelli Menéndez sta per arrivare. Dopo anni di silenzio, si raccontano in un documentario, in arrivo ad ottobre su Netflix. 

 

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