“Sette donne di sughero” al Teatro Trastevere di Roma: sette storie di violenza

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Sette donne di sughero
Le interpreti di "Sette donne di sughero" con il regista Boris Roberto Staglianò

Tre ragazze sul palco, sette storie di donne vittime di violenza. Lo spettacolo “Sette donne di sughero” ruota attorno al tema della violenza, nelle sue diverse declinazioni. Possono essere tante, infatti, le situazioni in cui una donna può vivere una violenza. Uno stupro, un maltrattamento, l’insufficienza di denaro, il mancato riconoscimento della propria identità o il ritardo delle cure necessarie. Tutte violazioni dell’articolo 3 della Dichiarazione Universale dei Diritti Umani, che vorrebbe che ogni persona godesse dei diritto alla vita, alla libertà e alla sicurezza.

La città di tutti

“Sette donne di sughero”, di Boris Roberto Staglianò, è andato in scena mercoledì 6 novembre al Teatro Trastevere all’interno del festival La città di tutti, presentato nella seconda edizione dall’Associazione Culturale Teatro Trastevere e dalla Compagnia Walden, con il contributo dell’Assemblea Capitolina. Il festival vede in gara sei spettacoli: tra questi, uno risulterà vincitore. Il focus di tutte le rappresentazioni sono i diritti umani, argomento di grande importanza e attualità in questo momento storico.

Sette donne di sughero: notizie di cronaca

Ogni giorno nel momento in cui sfogliamo un giornale leggiamo almeno un caso di cronaca che parla di violenza. Nella maggior parte dei casi la vittima è una donna. “Sette donne di sughero” parte proprio dalla cronaca nazionale. Le attrici in scena infatti si alternano nella narrazione di sette storie realmente accadute e raccontate sulla stampa italiana. Lo scopo è quello di dare nuova voce a queste donne e denunciare la loro condizione di violenza. Tra i racconti, quello di uno stupro di gruppo vissuto da una ragazza molto giovane, che è stata ulteriormente colpevolizzata per aver assunto sostanze stupefacenti. Oppure quello di una insegnante che ha scelto la libertà attraverso la morte, invece di continuare a essere umiliata e a non essere riconosciuta come donna transessuale.  La violenza può anche essere esercitata dal sistema che dovrebbe sostenerti e può essere legata all’impossibilità dell’indipendenza economica. Viene raccontata infatti la storia di una signora anziana la cui pensione non le permette neanche di fare la spesa e la costringe ad una vita di stenti.

Metterci te stessa

Lo spettacolo è stato preparato in pochissimi giorni: nonostante questo, le attrici sono riuscite a trasmettere tutta la potenza e la drammaticità delle storie da loro raccontate, facendo arrivare al pubblico quella sensazione di pericolo e di sofferenza vissuto dalle protagoniste. In particolare, è risultata molto forte l’interpretazione delle due storie che hanno trattato violenze sessuali. Questo tipo di violenza è stato, come spiegato dalle attrici, il più difficile da portare in scena. Mentre in ogni storia le attrici hanno cercato di mettere qualcosa di sé, farsi coinvolgere troppo dal vissuto della donna in questo caso avrebbe provocato all’attrice una sofferenza eccessiva.

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