“Match”, l’amore al tempo delle app di dating

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La locandina di "Match"

“Match”, il nuovo spettacolo al Teatro Trastevere

“Match” è il nuovo spettacolo scritto e diretto da Alessandro Giova, con protagonisti Francesca D’Urso e Giacomo Costa. Rispettivamente, vestono i panni di Marta, una social media manager, e Antonio, un ragazzo che fugge da ogni responsabilità. In scena al Teatro Trastevere, si tratta di una commedia che ci fa divertire nel vedere i due ragazzi, con le loro insicurezze, cercare di relazionarsi l’uno all’altra. È un sorriso amaro, però. Vediamo infatti tutte le difficoltà dell’entrare in contatto con un’altra persona e conoscersi.

Fare “match” in un mondo iperconnesso

Viviamo in un mondo iperconnesso, in cui non ci sono più barriere nella comunicazione. Possiamo interagire con chiunque, anche con chi si trova dalla parte opposta del pianeta. Nonostante questo, non siamo più in grado di conoscere un’altra persona, di entrarci emotivamente, e non solo fisicamente, in intimità. Non riusciamo più a lasciarci andare e vivere una relazione, con i suoi pro e i suoi contro. C’è paura nel prendersi la responsabilità di iniziare una conoscenza: questo è ciò che succede a Marta e Antonio. Da una parte hanno scelto di utilizzare una app di dating per conoscere nuove persone e divertirsi attraverso il sesso. Dall’altra infondo vorrebbero una persona al loro fianco, una persona con cui stare bene. Entrambi, però, hanno paura dell’altro: paura di investire in un sentimento, di impegnarsi. Vorrebbero una relazione, ma è più facile rimanere nella propria comfort zone che non richiede di mettersi d’impegno nell’aprirsi alle proprie emozioni.

Due interpretazioni della propria realtà

La vita reale si intreccia con quella mediata dal telefono, ma le verità che i due protagonisti sperimentano nel reale e che narrano nel digitale non corrispondono. Sono due versioni diverse della stessa storia, due interpretazioni differenti che Marta e Antonio raccontano e si raccontano per allontanare da sé le proprie responsabilità e le proprie paure nell’impegnarsi in una relazione. Fin dall’apertura del proprio profilo su una app di dating la propria identità che viene costruita non corrisponde alla realtà della persona. È una manipolazione messa in atto per essere considerati più desiderabili dagli altri. Continua allo stesso modo questa manipolazione attraverso i dialoghi messi in scena attraverso il duplice binario dei messaggi vocali e dei dialoghi diretti. Questi ultimi sono asciutti e mostrano la difficoltà di esprimersi di persona. Al contrario nei messaggi vocali i personaggi si lasciano a narrazioni più articolate. Nell’invio di un messaggio vocale non c’è l’immediato incontro dell’altro, ma si ha la sensazione di avere un monologo con se stessi, più semplice, e ci si lascia andare a discorsi più complessi. C’è un muro digitale che difende dalla paura dell’incontro con l’altro. Nel mondo reale, invece, incontrare l’altro significa fare i conti con le proprie debolezze, senza che ci siano difese: è molto più difficile e richiede uno sforzo maggiore.

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